Risarcimento da ingiusto TSO e il danno subito da chi non ha nulla – Cassazione 33290 del 19/12/2024
Introduzione al caso concreto
La vicenda sottoposta alla Corte di Cassazione ha origine dalla richiesta di risarcimento danni non patrimoniali avanzata dalla sig.ra Ga.Pa. a seguito della sua illegittima sottoposizione a un trattamento sanitario obbligatorio (TSO). Il TSO, disposto per un periodo di nove giorni, è stato successivamente annullato per carenza di adeguata motivazione nell’ordinanza sindacale che ne costituiva il presupposto. La Corte d’Appello aveva rigettato la domanda risarcitoria della ricorrente per mancanza di prova del danno conseguenza, con argomentazioni che escludevano l’esistenza di un pregiudizio rilevante anche alla luce della condizione psicologica pregressa della stessa.
L’ordinanza della Cassazione si concentra su diversi punti cruciali relativi alla nozione di danno non patrimoniale e al suo accertamento, ribadendo principi di tutela costituzionale e convenzionale dei diritti fondamentali.
Analisi del passaggio chiave
Uno dei passaggi più significativi dell’ordinanza riguarda la rilevanza del danno non patrimoniale anche nei confronti di soggetti psicologicamente fragili e socialmente vulnerabili. La Corte ha sottolineato che:
“I comportamenti illeciti possono rilevare sotto il profilo del danno conseguenza come danno non patrimoniale, nelle sue componenti della sofferenza pura e del danno dinamico relazionale, anche nei confronti di una persona psicologicamente fragile e che non goda di elevata considerazione sociale, perché ogni persona ha diritto a non essere coinvolta illegittimamente in episodi che mettano (ancor più) a repentaglio il suo equilibrio e la sua reputazione pubblica.”
Danno non patrimoniale e fragilità psicologica
La Corte ha ribadito che il danno non patrimoniale comprende diverse componenti, tra cui:
- Sofferenza pura: Si riferisce al dolore interiore, alla sofferenza psicologica e alla percezione di lesione della dignità individuale.
- Danno dinamico-relazionale: Coinvolge il pregiudizio alla vita di relazione e alla possibilità di interazione sociale.
La peculiarità di questo caso è l’accento posto sul diritto di ogni persona, indipendentemente dalla propria condizione di fragilità o marginalità sociale, a essere protetta contro comportamenti illeciti che possano ulteriormente compromettere il suo equilibrio psicofisico e la sua reputazione.
Riflessioni critiche
La motivazione della Cassazione segna un passo rilevante nella giurisprudenza in tema di risarcimento del danno non patrimoniale, evidenziando:
- Universalità della tutela: Ogni individuo, a prescindere dalle sue condizioni di fragilità, gode di eguale diritto alla tutela contro le lesioni dei diritti fondamentali. Negare il risarcimento basandosi sulla pregressa condizione di vulnerabilità equivarrebbe a perpetuare una discriminazione inaccettabile.
- Principio di integrità personale: La libertà personale e la dignità sono diritti inviolabili sanciti dagli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione, nonché dall’art. 5 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). L’illegittima privazione della libertà costituisce, di per sé, un’offesa alla dignità umana, suscettibile di risarcimento.
Conseguenze applicative
La decisione della Cassazione solleva implicazioni rilevanti per l’accertamento del danno non patrimoniale:
- Onere della prova: La prova del danno conseguenza non può essere esclusa a priori in presenza di condizioni di fragilità del soggetto. Al contrario, richiede un accertamento più approfondito, anche tramite consulenza tecnica d’ufficio.
- Valutazione del danno in presenza di fragilità: La condizione psicologica e sociale pregressa non può costituire un ostacolo al riconoscimento del danno. Al contrario, deve essere considerata per valutare la gravità delle conseguenze subite.
Conclusioni
L’ordinanza n. 33290/2024 rappresenta un richiamo fondamentale alla necessità di assicurare una protezione effettiva ai diritti fondamentali di tutti gli individui, anche (e soprattutto) di quelli psicologicamente fragili o socialmente emarginati. L’affermazione della Cassazione che “ogni persona ha diritto a non essere coinvolta illegittimamente in episodi che mettano (ancor più) a repentaglio il suo equilibrio e la sua reputazione pubblica” evidenzia un approccio inclusivo e rispettoso della dignità umana, che dovrebbe ispirare sia le future decisioni giurisprudenziali che le politiche normative.
In definitiva, il caso analizzato conferma l’importanza di una lettura costituzionalmente orientata delle norme in materia di risarcimento del danno non patrimoniale, per garantire un’effettiva tutela dei diritti inviolabili della persona.