Un avventato intervento chirurgico per instabilità lombare
La decisione del paziente di rivolgersi ai professionisti di Iuremed trae origine da un’esperienza sanitaria complessa e dolorosa, culminata in conseguenze che avrebbero potuto essere evitate con un’adeguata gestione clinica. La vicenda in esame riguarda il signor Mario, un paziente che, affetto da una patologia degenerativa della colonna vertebrale, si è sottoposto a diversi interventi chirurgici presso una struttura sanitaria, riportando gravi danni fisici e psicologici.
La patologia e i rischi del trattamento
Il signor Mario soffriva di una condizione degenerativa del rachide lombare, caratterizzata da lombalgia cronica e sintomi radicolari agli arti inferiori. Tale patologia, legata all’invecchiamento delle articolazioni e dei dischi intervertebrali, presentava aspetti tipici come la formazione di osteofiti e l’irrigidimento delle vertebre.
Nonostante il dolore e le difficoltà motorie, la gestione del caso ha mostrato evidenti carenze. Gli interventi chirurgici cui il paziente è stato sottoposto, tra cui una stabilizzazione vertebrale asimmetrica, non solo non hanno risolto i sintomi, ma hanno comportato ulteriori complicazioni, tra cui una frattura da stress della vertebra L3 e un coinvolgimento del nervo crurale. Tali eventi hanno determinato un peggioramento dell’autonomia motoria e un’intensificazione della sintomatologia dolorosa.
Uno degli aspetti critici emersi è la mancata esecuzione di adeguate indagini preoperatorie, come la risonanza magnetica e le radiografie dinamiche. Questi esami avrebbero potuto confermare o escludere la diagnosi di “instabilità lombare”, riportata in cartella clinica, che invece non trovava riscontro negli esami effettuati.
Le posizioni delle due parti
Le posizioni emerse durante il procedimento legale erano chiaramente contrapposte. Da un lato, il signor Mario sosteneva che la struttura sanitaria avesse agito in modo negligente, effettuando interventi chirurgici senza una diagnosi precisa e omettendo esami diagnostici fondamentali. Questo approccio, secondo il paziente, aveva aggravato la sua condizione, costringendolo a sottoporsi a ulteriori interventi con esiti insoddisfacenti.
Dall’altro lato, la struttura sanitaria difendeva la correttezza del proprio operato, affermando che gli interventi fossero stati eseguiti secondo le buone pratiche cliniche. La difesa sosteneva inoltre che i danni lamentati dal paziente fossero imputabili a fattori personali, come la gravità della patologia degenerativa e le comorbilità preesistenti.
Le condotte colpose ravvisate dai CTU
Dall’analisi tecnica effettuata dai consulenti tecnici d’ufficio (CTU), sono emerse diverse condotte colpose da parte del personale sanitario della struttura convenuta. Tra queste, spiccano:
- Errata diagnosi preoperatoria: La diagnosi di “instabilità lombare” si è rivelata non corretta, poiché non supportata dai dati radiologici, che evidenziavano invece una colonna vertebrale stabilizzata da ponti osteofitosici.
- Inadeguata pianificazione chirurgica: Gli interventi sono stati effettuati senza un’adeguata valutazione delle necessità del paziente e senza un approccio bilaterale completo per la decompressione e la stabilizzazione.
- Mancata esecuzione di tecniche idonee: Gli interventi sono stati eseguiti in modo parziale e asimmetrico, causando ulteriori danni strutturali e funzionali.
Il danno accertato
Le conseguenze per il signor Mario sono state significative. È stato accertato un danno biologico permanente pari al 18%, comprendente la necessità di una stabilizzazione più estesa (L2-L5) rispetto a quella originariamente indicata (L3-L5), oltre alla frattura da stress della vertebra L3 con conseguente compromissione del nervo crurale. Dal punto di vista temporaneo, il paziente ha riportato un’inabilità totale per 10 giorni, seguita da ulteriori periodi di invalidità parziale, per un totale di 130 giorni.
Conclusioni
Questo caso evidenzia l’importanza di un approccio medico multidisciplinare e accurato, nonché il ruolo cruciale di professionisti come quelli di Iuremed, specializzati nell’assistenza a pazienti vittime di malasanità. La loro competenza consente di fare luce su condotte cliniche inappropriate, supportando i pazienti nella ricerca di giustizia e di risarcimento per i danni subiti. Il caso del signor Mario rappresenta un monito sulla necessità di migliorare la qualità delle cure mediche, riducendo al minimo gli errori e garantendo un approccio realmente centrato sul paziente.
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