Stenosi dell’uretra e lesione del collo vescicale
Iuremed ha portato avanti, con esito favorevole, un altro caso di malasanità accaduto a Monopoli nel 2013. Si tratta del signor Antonio (nome di fantasia), all’epoca sessantasettenne, ricoverato per stenosi dell’uretra e lombo-sciatalgia destra. Sottoposto a un intervento chirurgico di uretrotomia secondo Sachse (una specifica procedura chirurgica), durante l’operazione subisce una lesione del collo vescicale che comporta una serie di eventi avversi a cascata.
Si rivolge a noi per richiedere un giusto risarcimento per i danni fisici, biologici ed esistenziali, che poi ha ottenuto.
Approfondiamo quindi il caso del signor Antonio e della sua sfortunata vicenda clinica, disegnando le fasi dell’iter che hanno condotto ad accertare la responsabilità medica della struttura ospedaliera.
Stenosi dell’uretra: il contesto
Per stenosi uretrale si intende un restringimento dell’uretra, cioè il canale all’interno del pene che porta l’urina dalla vescica all’esterno. I sintomi più comuni associati a questa condizione possono essere disuria (difficoltà alla minzione), stranguria (minzione dolorosa), oliguria (riduzione del flusso di urina), pollachiuria (esigenza di urinare spesso) ed ematuria (presenza di sangue nelle urine).
È una patologia non così frequente, causata per lo più da infezioni batteriche o virali o da traumi.
In generale, si verifica quindi una piccola lesione che l’organismo tenta di riparare con un accumulo di tessuto cicatriziale nel tratto uretrale interessato, determinando in questo modo una significativa riduzione, talvolta perfino la chiusura, del lume dell’uretra.
L’approccio terapeutico prevede l’intervento chirurgico che, in assenza di complicazioni, è solitamente risolutivo.
I Fatti
La storia del signor Antonio inizia nel febbraio del 2013, quando è ricoverato presso un ospedale di Monopoli per una forte lombo-sciatalgia che non rispondeva alla terapia farmacologica. Visto anche lo stato febbrile, è richiesta una valutazione urologica.
La diagnosi è “stenosi dell’uretra e lombo-sciatalgia destra”. Per la presenza di un elevato residuo vescicale dopo la minzione, si tenta di inserire un catetere in vescica, senza buon esito. Dopo 9 giorni, il signor Antonio è sottoposto a uretrotomia secondo Sachse, una specifica procedura chirurgica.
È dimesso con l’indicazione di sottoporsi a visita urologica di controllo con cambio del catetere vescicale. Ma il decorso post-operatorio non è dei migliori e il signor Antonio esegue numerosi esami e test clinici.
A settembre è sottoposto a un esame urografico che evidenzia una compromissione funzionale del rene destro. Risulta anche positivo a un’infezione urinaria da Escherichia Coli e segue una terapia antibiotica.
A novembre si reca in Pronto Soccorso per trauma cranico da caduta. Il giorno prima aveva avuto anche la febbre. È sottoposto agli esami clinici necessari per “sincope post minzionale”, persistente ipotensione e insufficienza renale. È sottoposto a TAC e a valutazione cardiaca ed è disposto il ricovero presso il reparto di Medicina Interna dello stesso ospedale. Il signor Antonio è in stato di shock, con una pressione arteriosa di 60/30. La visita nefrologica indica uno stato di grave insufficienza renale cronica, mentre l’ecocardiogramma disposto in urgenza indica un’embolia polmonare acuta.
È dunque trasferito nel reparto di Anestesia e Rianimazione con insufficienza respiratoria ed embolia polmonare. Si tenta una caterizzazione vescicale ma senza successo. Si esegue anche una consulenza chirurgica e una TC, il cui referto indica una possibile perforazione di un’ansa intestinale. Il signor Antonio è dunque portato nuovamente in sala operatoria per uretrocistoscopia, una procedura per la valutazione dell’uretra e della vescica. Durante l’intervento, il chirurgo evidenzia la presenza di un ispessimento dell’uretra e incontra alcune difficoltà nel riconoscere il canale uretrale.
Dopo diverse consulenze specialistiche, il signor Antonio è trasferito al reparto di Urologia con diagnosi di fistola del collo vescicale, stenosi uretrale ed embolia polmonare. Il ricovero dura parecchi giorni, durante i quali è sottoposto a parecchie visite ed esami clinici, come TC e Risonanza magnetica, che evidenziano, tra le altre cose, la presenza di un ascesso nella zona pelvica destra che si estende ai glutei.
A gennaio del 2014 il signor Antonio esegue una nuova urografia e nello stesso giorno è sottoposto a un altro intervento chirurgico, questa volta multiplo. A febbraio è dimesso con una diagnosi che riporta la presenza di una fistola del collo vescicale.
Ad aprile è di nuovo ricoverato e portato in sala operatoria per la chiusura della fistola vescicale.
Nel 2015 a Milano subisce l’ennesimo intervento. Una storia infinita.
Dopo un lungo peregrinare presso vari ospedali, ad oggi, il signor Antonio è costretto a convivere con una sindrome aderenziale pelvica (cicatrici all’interno della cavità addominale), alterazioni anatomiche dell’uretere destro e della vescica, incontinenza urinaria e scarso funzionamento del rene destro.
Le responsabilità mediche
Il signor Antonio si è rivolto al nostro studio per accertare se la sua vicenda fosse imputabile a errore clinico. Il caso è stato sottoposto quindi a valutazione del medico legale. Quest’ultimo, ha concluso che il signor Antonio, a causa dell’operazione alle vie urinarie, ha subito una grave complicanza con la formazione di una o più fistole (cioè delle lesioni), che comportarono la fuoriuscita di urine all’interno della cavità addominale.
In altre parole, ha subito una lesione del collo vescicale durante l’intervento di uretrotomia, che ha implicato tutta una serie di aggravamenti e un peggioramento dello stato di salute. Anche la perdita di funzionalità del rene destro è ascrivibile all’operazione.
È dunque confermata la negligenza degli operatori sanitari coinvolti. Il danno biologico è stato calcolato in un’invalidità del 30% per ridotta funzionalità del rene destro, incontinenza urinaria, sindrome pelvica con alterazioni anatomiche dell’uretere destro e della vescica.
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