Spondiloartrosi e Failed Back Surgery Syndrome

La storia di Dario, 67enne all’epoca dei fatti, racconta un altro episodio di negligenza sanitaria, questa volta accaduta a Torino. Nel settembre del 2015, l’uomo è ricoverato per spondiloartrosi, per essere sottoposto il giorno seguente a un intervento chirurgico di stabilizzazione lombare. L’operazione, tuttavia, non solo non è risolutiva, ma peggiora il quadro clinico, determinando una grave radicolopatia e aggravamento del dolore.

Sottoposto l’anno successivo a un intervento revisionale, a causa delle cure inadeguate e all’imperizia del personale sanitario, la situazione di Dario è notevolmente peggiorata, con disturbi neurologici, dolori invalidanti e difficoltà a camminare.

Si rivolge quindi a IUREMED per richiedere il risarcimento dei danni fisici, patrimoniali, morali ed esistenziali.

Spondiloartrosi: il contesto

La spondiloartrosi è una condizione clinica caratterizzata da un processo degenerativo a livello delle vertebre, chiamato artrosi. Quest’ultima è contraddistinta dalla progressiva distruzione e dalla potenziale perdita della cartilagine articolare, associata ad altre alterazioni, tra cui l’ipertrofia ossea (formazione di osteofiti, cioè escrescenze ossee).

Il sintomo più importante della spondiloartrosi è il dolore, che può essere continuo o intermittente ed è spesso associato a rigidità. A volte, si accompagna anche a una limitazione funzionale, con riduzione nell’ampiezza di alcuni movimenti.

Tra le zone in cui le alterazioni artrosiche, e quindi la presenza di spondiloartrosi, sono più diffuse, c’è quella lombare, dove l’aumento dell’età, dei sovraccarichi ripetuti nell’arco della vita e la presenza di traumi e patologie precedenti, possono essere tra i fattori di rischio nell’insorgenza di questo quadro clinico.

La stabilizzazione vertebrale con viti e placche è un intervento chirurgico che punta a ottenere la stabilizzazione della colonna ed eventualmente a risolvere la compressione delle strutture nervose, se presente. L’obiettivo è quindi ristabilire il giusto allineamento delle vertebre interessate.

La radicolopatia, invece, è causata da un sovraccarico di pressione su una radice nervosa o nella zona adiacente della colonna vertebrale, oppure da un’infiammazione di una radice nervosa spinale all’uscita dal forame vertebrale. Comporta sintomi come: dolore, intorpidimento, formicolio alle braccia o alle gambe, dolore localizzato al collo o alla schiena.

I Fatti

Dario è un ex muratore oggi in pensione.  Soffre di mal di schiena da molto tempo e decide di sottoporsi a RM. L’esito dell’indagine diagnostica è spondiloartrosi con degenerazione discale. A fine settembre 2015 si sottopone quindi a un intervento chirurgico di stabilizzazione lombare, mediante posizionamento di placche e viti, presso un ospedale torinese. Al momento delle dimissioni, la ferita è in ordine e il dolore sembra attenuarsi. La prescrizione medica indica fisioterapia, farmaci e controllo successivo.

Il dolore però non passa, anzi peggiora, e Dario decide di sottoporsi a una TC lombo-sacrale che evidenzia una serie di problematiche a carico della colonna, tra cui un’ernia e diverse protrusioni. A giugno 2016 si sottopone a Elettromiografia degli arti inferiori (un esame che indaga l’attività elettrica dei muscoli) che evidenzia una sofferenza neurogena cronica. Si tratta di una neuropatia che colpisce il sistema nervoso periferico, cioè tutti quei nervi che collegano qualsiasi parte del corpo al midollo spinale e al cervello.

Nell’agosto del 2016 Dario è nuovamente ricoverato presso lo stesso nosocomio con diagnosi di stenosi del canale vertebrale lombare. È allora sottoposto a un’operazione di revisione della stabilizzazione lombare, in cui le viti precedentemente inserite sono sostituite con viti di diametro e lunghezza maggiori. È dimesso con la solita prescrizione di terapia farmacologia, fisioterapia e controlli medici successivi.

A settembre, alla visita di controllo, Dario riferisce che non è mai stato bene, che il dolore non è diminuito. Anzi, sono comparsi disestesie alle cosce (disturbo nella percezione degli stimoli sensitivi che sono avvertiti in modo anomalo; uno stimolo tattile può suscitare per esempio una sensazione dolorosa), forte dolore lombare e difficoltà a camminare.

Inizia a sottoporsi fino al 2019 a una serie di visite e controlli, ma il suo stato di salute non migliora.

Le responsabilità mediche

Dalla relazione medico-legale emerge che il caso di Dario si configura come una sindrome da fallimento chirurgico (FBSS, Failed Back Surgery Syndrome). Dalla documentazione clinica, infatti, si evidenzia che le condizioni di salute dell’uomo si sono aggravate dopo i due interventi chirurgici, con la comparsa di una grave radicolopatia bilaterale, una patologia a carico del sistema nervoso periferico.

Secondo gli studi, gli interventi chirurgici di stabilizzazione lombare falliscono nella misura del 30-46% e oltre il 70% dopo la seconda operazione. La FBSS inoltre comporta problemi di equilibrio a livello anatomico, poiché ogni intervento sulle vertebre si configura per l’organismo come una “aggressione” del sistema nervoso, determinando un cambiamento del tessuto neurale.

Sempre secondo le ricerche, le compressioni dei nervi durante l’operazione, o le manovre vicine alle radici dorsali, sono potenziali fattori di rischio per lo sviluppo di dolore neuropatico cronico. Quest’ultimo quindi può essere determinato da un danno delle strutture nervose durante l’operazione o da un danno indiretto per eccessiva compressione chirurgica.

La FBSS è dunque una complicanza prevedibile ma non sempre evitabile ed è favorita anche da un eccessivo sanguinamento chirurgico (cosa che è accaduta a Dario durante la prima operazione) e da un’eccessiva manipolazione chirurgica dei tessuti.

Un altro aspetto rilevante in questa vicenda è che non è presente nella cartella clinica la descrizione del primo intervento, una grave responsabilità professionale.

Il quadro clinico di Dario quindi è ormai piuttosto compromesso e dovrà sottoporsi a un terzo intervento.

Nel 2022 si arriva a un accordo con l’ASL torinese e a Dario è riconosciuto un risarcimento di euro 60.000.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *