Perdita dell’occhio per infezione in intervento di cataratta

La storia di Agostina, 77 anni, inizia nel 2020 quando entra in una clinica pugliese per operarsi di cataratta all’occhio destro mediante facoemulsificazione. Ma l’esito dell’intervento è negativo e la donna, non solo riporta una seria infezione oculare, ma deve operarsi più volte per arrivare alla totale perdita dell’occhio, sostituito da una protesi oculare.

Si rivolge a IUREMED per ottenere un giusto risarcimento per il danno subito a seguito di una procedura ormai considerata di routine ma che per lei ha comportato una gravissima conseguenza.

Cataratta e facoemulsificazione: il contesto

La rimozione della cataratta è ormai un intervento semplice e non invasivo. La cataratta, nello specifico, è l’opacizzazione del cristallino, la lente che naturalmente ciascuno di noi ha nell’occhio e che, con l’avanzare dell’età, perde trasparenza, fino a opacizzarsi del tutto, rendendo la visione più difficoltosa. La sostituzione del cristallino si esegue togliendo quello opacizzato e inserendo al suo posto una lente artificiale perfettamente trasparente, detta anche lente intraoculare.

La tecnica per fare questo è chiamata facoemulsificazione e consente di rimuovere il cristallino opaco per frammentazione a ultrasuoni. Il cristallino, infatti, è contenuto in una capsula, quindi dopo averlo frammentato, il chirurgo lo aspira, così da creare lo spazio necessario alla lente intraoculare. Questa tecnica dura circa 20 minuti, si esegue in regime ambulatoriale e non prevede punti di sutura.

I Fatti

Agostina deve operarsi di cataratta all’occhio destro e per questo si ricovera presso un nosocomio barese per sottoporsi a un intervento di facoemulsificazione. L’esito dell’operazione però non è positivo, poiché insorge una grave infezione ospedaliera endoculare, una endoftalmite batterica, che necessita di un successivo intervento.

Dopo essere dimessa, infatti, Agostina si reca, il giorno seguente, in Pronto Soccorso perché accusa un forte dolore all’occhio operato. È in questa sede che si scopre l’infezione.

Ma anche la seconda operazione chirurgica ha un esito fallimentare per un grave errore da parte del chirurgo che si rende responsabile di due lacerazioni della retina, tamponate con olio di silicone.

Il decorso operatorio è descritto nella cartella clinica come regolare e la donna è dimessa. Dopo due mesi, però si sottopone a un intervento di asportazione dell’olio di silicone per una diagnosi di ipertono oculare.

La complessa vicenda clinica di Agostina però non finisce qui. In seguito allo sviluppo di un leucoma corneale (una patologia della cornea con opacità biancastra della stessa), la donna entra nuovamente in sala operatoria per un intervento di cheratoplastica, cioè un trapianto di cornea.

Tuttavia, a causa delle complicanze insorte dopo l’operazione e il mancato recupero funzionale dell’occhio, ormai cieco e dolente, Agostina si rivolge a un altro specialista che può ormai sottoporla soltanto a un intervento di exenteratio bulbi, cioè di eviscerazione del bulbo oculare.

Attualmente Agostina ha una protesi oftalmica e può vedere soltanto con l’occhio sinistro.

Si trova quindi in condizioni ben peggiori rispetto al primo ingresso in ospedale e per un intervento ormai considerato sicuro e routinario.

Le responsabilità mediche

Dall’analisi della CTU emerge che Agostina è stata costretta a sottoporsi a più interventi, poiché nel primo è insorta una grave infezione batterica dovuta a una carenza di sterilizzazione degli strumenti chirurgici o per contaminazione delle soluzioni per irrigare l’occhio.

Il secondo intervento riparatore ha peggiorato di molto il quadro clinico, poiché durante la rimozione delle membrane adese alla retina, il chirurgo ha provocato due rotture retiniche, causando un danno biologico differenziale del 23% con quantificazione economica dal 6 all’28%.

Le responsabilità mediche sono quindi accertate, così come la mancata tempestiva terapia antibiotica dopo il primo intervento. Anche il leucoma corneale può essere stato determinato da un processo degenerativo dovuto all’olio di silicone.

La vicenda si conclude con una transazione tra le parti.

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