Neuropatia da ritardata rimozione del gesso
Biagio ha 43 anni all’epoca dei fatti, quando subisce un brutto incidente: cade dal decimo piano di uno stabile, riportando un politrauma con fratture multiple. È quindi portato con urgenza presso un ospedale marchigiano. Presenta un serio trauma cranico, con fratture multiple alle braccia. È subito operato ma dopo l’intervento, accusa forti dolori al braccio sinistro e non riesce a muovere alcune dita della mano. Biagio è un cameriere e non è facile per lui lavorare in queste condizioni. Insieme a IUREMED cerca di fare chiarezza su quanto è accaduto in sala operatoria.
Neuropatia: il contesto
La neuropatia è un disturbo che coinvolge uno o più nervi periferici, per un trauma subito (incluse le lesioni durante gli interventi chirurgici), per la presenza di specifiche patologie o per altri fattori.
È dunque una patologia a carico dei nervi del sistema nervoso periferico che sono fasci di fibre nervose avvolti da guaine connettivali che le proteggono e che consentono di accelerare la propagazione dell’impulso nervoso.
Tra i sintomi di una neuropatia sensitiva ci sono: formicolio nella zona del nervo danneggiato, intorpidimento e perdita di sensibilità tattile, termica e dolorifica, fitte, difficoltà nei movimenti di precisione delle dita e diminuzione della forza muscolare.
I Fatti
Dopo la caduta dal decimo piano di un palazzo, Biagio è ricoverato con un urgenza presso un ospedale nelle Marche. Riporta gravi fratture multiple, anche a livello del cranio e delle braccia. Entra in sala operatoria per l’inserimento di un chiodo gamma per la frattura del polso con ingessatura, così come è ingessato il piede destro per una frattura metatarsale, mentre non c’è nessuna indicazione chirurgica per il trauma cranico.
Dopo una decina di giorni si manifesta un’intolleranza al gesso del polso sinistro, con perdita di sensibilità alla mano. I medici aprono il gesso e non rilevano segni di compressione o deficit vascolari e dopo un paio d’ore la situazione migliora. A distanza di due di giorni, Biagio è sottoposto a RX che evidenzia una frattura scomposta per la quale è necessario intervenire chirurgicamente con l’inserimento di una placca metallica. Dopo alcuni giorni dall’intervento, il controllo della motilità della mano sembra buona, senza deficit particolari. Dopo tre giorni dal controllo è tolto il drenaggio al polso ma si rileva la difficoltà per Biagio di estendere le dita della mano sinistra. È quindi sottoposto a ecografia per escludere lesioni ai tendini ma si rileva del versamento nella guaina dei tendini estensori. Inizia la fisioterapia ma le parestesie (disturbo della sensibilità con l’insorgenza di formicolii, pizzicori, prurito, punture di spillo, ecc.) al IV e V dito permangono. La RX al gomito rileva, invece, segni di paresi del nervo ulnare della mano sinistra.
Dopo essere sottoposto a ulteriori indagini diagnostiche e fisioterapia, Biagio è dimesso dopo circa un mese di degenza, con la prescrizione di proseguire il trattamento riabilitativo.
Dopo una settimana, esegue una EMG (elettromiografia) presso un altro nosocomio che rileva una neuropatia acuta del nervo ulnare.
Biagio torna al controllo presso l’ospedale che l’ha operato e le sue condizioni non sono migliorate. I clinici, infatti, osservano una limitazione funzionale della mano per dolore e scarso controllo delle dita esterne, nonché parestesie alle ultime tre dita e deficit di forza al polso sinistro.
Le responsabilità mediche
Secondo le considerazioni della CTU, Biagio è stato adeguatamente seguito e trattato, così come era indicato l’intervento al polso sinistro. Il decorso post-operatorio, infatti, si è complicato più tardi con la neuropatia periferica. È una complicanza abbastanza rara ma si poteva evitare con un attento monitoraggio del paziente, con la rimozione tempestiva del gesso e la misurazione della pressione compartimentale, come indicato nelle linee guida mediche di riferimento.
Il danno neurologico, quindi, è ascrivibile a una subentrata sindrome che ha determinato le complicanze che Biagio ancora lamenta e una riduzione della capacità lavorativa.
Il danno è stato quantificato nella misura del 18%.
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