Lussazione di protesi d’anca con infezione periprotesica

Aurora, 76 anni, è ricoverata presso un ospedale lombardo per “coxalgia destra in quadro di coxartrosi”. Si è, quindi, dovuta sottoporre a un intervento di protesi totale dell’anca destra. Il posto operatorio, tuttavia, non si è rivelato semplice e la donna non riesce più a camminare senza l’ausilio di una stampella.

Si è rivolta a IUREMED per capire come sono andate le cose e richiedere il risarcimento del danno clinico subito.

Coxartrosi e protesi d’anca: il contesto

L’artrosi dell’anca (coxartrosi) è una patologia degenerativa e invalidante che può causare delle lesioni progressive a livello della cartilagine articolare. Una volta privi di cartilagine, i capi articolari sono soggetti a uno sfregamento che compromette la funzionalità dell’articolazione colpita e causa dolore.

Sono diverse le terapie possibili, da valutare a seconda dello stadio di avanzamento della patologia.

Essendo la più grande e complessa del nostro scheletro, l’articolazione dell’anca ricopre un ruolo fondamentale per la mobilità, la stabilità e l’equilibrio del corpo.

L’intervento di artroprotesi d’anca non è altro che la sostituzione dell’osso e della cartilagine danneggiati con una protesi, che simulerà il loro meccanismo di azione nel modo più fedele possibile. La procedura consiste nell’asportazione chirurgica della cavità acetabolare del bacino e della parte prossimale del femore (testa e collo), sostituite con elementi artificiali realizzati in leghe metalliche, materiali plastici e/o ceramiche.

I Fatti

Aurora entra in ospedale con una diagnosi di severa coxartrosi destra per sottoporsi a un’operazione di protesi totale d’anca. Tutto sembra andare bene, ma dopo qualche settimana dalle dimissioni la donna è colpita da un dolore improvviso all’anca destra mentre era seduta a tavola. Si reca subito in Pronto Soccorso, dove i clinici rilevano una lussazione (ovvero, all’interno di un’articolazione, i capi articolari si spostano dalla loro posizione fisiologica) dell’anca destra, quella operata. È quindi sottoposta a riduzione in sedazione.

Alla TAC di controllo si evidenzia anche un gap tra coppa acetabolare e cavità acetabolare residua di 4-5 mm, cioè tra la coppa della protesi e il bacino. È di nuovo ricoverata e sottoposta a una revisione protesica e all’impianto di nuova protesi totale.

Dopo il periodo di riabilitazione, si presenta un nuovo episodio di lussazione trattato con riduzione incruenta.

Il mese successivo, Aurora si reca nuovamente in PS per lussazione dovuta a una caduta in casa. È dunque sottoposta all’ennesimo intervento per revisione della protesi d’anca destra con cotile cementato.

A distanza di circa sei mesi e dopo tre operazioni, la donna è nuovamente ricoverata per infezione periprotesica (con tamponi positivi per Stafilococco Haemolyticus). La coscia destra si presenta ancora tumefatta. Inoltre, non riesce più a camminare bene e ha bisogno di un bastone.

La relazione medico-legale evidenzia un grave deficit deambulatorio con necessità di appoggio in stampella, una cicatrice chirurgica di circa 25 cm, una tumefazione della coscia di consistenza dura e difficoltà nella flessione della gamba, nonché un apprezzabile indebolimento del muscolo quadricipite.

Le responsabilità mediche

I tecnici della CTU, esaminando la documentazione clinica di Aurora, evidenziano due aspetti cruciali e di interesse medico-legale:

1. Diversi episodi di lussazione, in cui il primo si è verificato in assenza di uno stress articolare (avvenuto infatti mentre la donna era seduta a tavola).

2. Infezione periprotesica.

Le infezioni correlate all’assistenza sono quelle che insorgono durante un ricovero ospedaliero, che si rendono evidenti dopo 48 ore o più dalla degenza.

Comprendono anche le infezioni successive alle dimissioni o a un trattamento invasivo. Rappresentano uno dei problemi più rilevanti della medicina moderna, sia per la loro frequenza, sia per le caratteristiche del fenomeno, poiché, seppur entro certi limiti, si possono prevenire adottando scrupolose misure precauzionali, ma non sono eliminabili del tutto, costituendo, quindi, un rischio indissolubilmente connesso all’attività sanitaria.

I diversi episodi di lussazione e l’infezione periprotesica hanno quindi causato ad Aurora un periodo di temporanea invalidità in termini sia di ricoveri ospedalieri che di prolungamento del periodo di convalescenza e riabilitativo.

Aurora giunge a una risoluzione bonaria della controversia accettando dalla ASST la somma di 60.000 euro.

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