Intrappolamento del catetere nel corso di ablazione cardiaca

Davide, 57enne all’epoca dei fatti, è un operaio specializzato e soffre di fibrillazione atriale, per questo prende regolarmente dei farmaci. Ma ormai la terapia farmacologica non basta più e dopo due tentativi di migliorare la malattia tramite un approccio terapeutico chiamato cardioversione (serve a ripristinare il normale battito cardiaco), i medici gli consigliano di sottoporsi a un intervento di ablazione transcatetere o ablazione cardiaca. Si tratta di una procedura mininvasiva, impiegata appunto per correggere i disturbi del ritmo del cuore. Ma l’operazione non riesce correttamente, perché il catetere inserito si “incastra” vicino alla valvola mitralica. Dopo diversi tentativi di rimuovere la sonda, i clinici decidono di sottoporre Davide, sempre lo stesso giorno, a un intervento cardiochirurgico più invasivo e rischioso.

Oggi Davide riporta sintomi piuttosto invalidanti come debolezza, affaticamento, dolore toracico e alterazione del tono dell’umore per quanto vissuto in ospedale. Si è quindi rivolto a IUREMED per richiedere e ottenere un giusto risarcimento per il danno subito.

Fibrillazione atriale e ablazione transcatetere o ablazione cardiaca: il contesto

La fibrillazione atriale è una malattia del cuore che determina un’alterazione del ritmo cardiaco.

La frequenza del battito, quando si è a riposo, è regolare e solitamente compresa fra le 60 e le 100 pulsazioni al minuto. In caso di fibrillazione atriale, invece, è irregolare e può superare le 100 pulsazioni al minuto. Ciò può causare alcuni disturbi come vertigini, difficoltà a respirare e affaticamento.

Il sintomo con cui si manifesta sono le palpitazioni, cioè la sensazione che il cuore batta con forza, sfarfalli o pulsi in maniera irregolare per qualche secondo o per alcuni minuti.

L’ablazione transcatetere o ablazione cardiaca è una procedura mininvasiva, utilizzata per correggere i disturbi del ritmo cardiaco (aritmie) che non rispondono più alla terapia farmacologica. Si esegue mediante l’utilizzo di un catetere inserito all’interno della cavità del cuore dotato di elettrodi, per individuare la zona dell’anomalia, e di un ablatore, per eliminare il tessuto cardiaco responsabile dell’aritmia. L’ablazione può essere laser, a radiofrequenza o a bassa temperatura e agisce cicatrizzando o distruggendo una piccola area del tessuto cardiaco per ripristinare la regolarità del ritmo, senza danneggiare i tessuti sani.

La sonda (collegata a un’apposita apparecchiatura) è introdotta attraverso un vaso sanguigno periferico (generalmente dall’inguine o dal braccio) per poi essere guidata fino al raggiungimento di aree specifiche all’interno del muscolo cardiaco.

I Fatti

Nell’ottobre del 2013 Davide è ricoverato presso una struttura sanitaria di Cagliari, dopo essersi sottoposto a tutti gli esami clinici necessari per affrontare l’operazione di ablazione cardiaca. Durante i movimenti per il posizionamento del catetere, si verifica però un ingresso accidentale nel ventricolo sinistro e una difficoltà nel corretto posizionamento. Sono subito contattati i cardiochirurghi di un ospedale di Cagliari, dove Davide è trasferito per “entrapping catetere ablazione”, ovvero un intrappolamento dell’elettrocatetere che non riesce più a spostarsi, in pratica è bloccato. Si evidenzia anche che il catetere si presenta deformato e assottigliato all’estremità e saldamente incastrato nei pressi della valvola mitralica. Dopo aver eseguito, senza buon esito, una serie di manovre per liberarlo, i medici decidono per la rimozione chirurgica della sonda. Le condizioni di Davide sono stabili, anche se è intubato, ma l’operazione non è priva di rischi. Dopo aver informato i parenti, Davide entra nuovamente in sala operatoria. Il catetere è rimosso ma con danno irreparabile alla valvola mitralica. Pertanto, si procede con l’inserimento di una protesi meccanica.

Il giorno seguente l’uomo è sveglio e collaborativo, secondo quanto riportato dalla cartella clinica, e l’operazione di inserimento della protesi sembra perfettamente riuscita, anche se la fibrillazione atriale non è risolta.

Davide è dimesso verso la fine di ottobre, con le indicazioni sulla terapia farmacologica da seguire, ma le sue condizioni di salute non sono ottimali: non si sente bene, si stanca facilmente e presenta dispnea, cioè fa fatica a respirare.

Le responsabilità mediche

La fibrillazione atriale è la più comune forma di aritmia ed è associata a un aumento della mortalità. Nonostante anni di ricerca, i meccanismi di questa malattia non sono ancora completamente noti e i farmaci hanno un’efficacia limitata. In tale ambito, l’ablazione transcatetere (ATC) è un trattamento che ha visto un rapido e notevole sviluppo negli ultimi anni, divenendo una vera e propria alternativa terapeutica per la cura di questo disturbo, anche se non priva di complicanze.

Nel caso di Davide, secondo quanto stabilito dalla CTU medico-legale, si è verificata una manovra a dir poco imprudente da parte del chirurgo che ha determinato l’intrappolamento del catetere, con conseguente danno irreversibile alla valvola mitralica e necessità di impiantare una protesi valvolare meccanica.

È un tipo di procedura per la quale gli studi scientifici non riportano come possibile complicanza l’intrappolamento del catetere. Non è, infatti, un’evenienza indicata nel modulo informativo per i pazienti.

Dopo l’operazione, Davide riporta condizioni invalidanti come astenia, affaticamento cronico, dolore toracico e alterazione del tono dell’umore per quanto vissuto in ospedale, nonché una cicatrice allo sterno di 19 cm per l’operazione cardiochirurgica e una protesi meccanica per lesione valvolare mitralica. 

La vicenda si conclude con una transazione bonaria e un riconoscimento dei danni subiti nella misura di 40.000 euro.

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