Frattura di polso trattata non correttamente con ingessatura

La vicenda di Marta, 60 anni all’epoca dei fatti, evidenzia una Sanità pubblica sempre più in affanno che incide spesso anche gravemente sulla vita delle persone.

Marta nel 2019 si reca al Pronto Soccorso per una caduta accidentale, lamentando un forte dolore al polso sinistro. Gli esami strumentali indicano una frattura scomposta del polso, quindi il medico procede con l’ingessatura. La scelta si rivela però inadeguata e contraria alle linee guida cliniche di riferimento. Marta, infatti, si ritrova con una frattura non correttamente consolidata, l’intrappolamento del nervo mediale e altre complicazioni che comportano un deficit funzionale del polso e della mano sinistra. La donna è mancina e lavora come operaia, quindi ha riportato conseguenze non solo a livello personale, ma anche professionale.

Si rivolge a IUREMED per ottenere un giusto risarcimento per il danno fisico, psicologico ed esistenziale.

Frattura scomposta di radio distale: il contesto

Per frattura si intende l’interruzione della continuità di un osso. Può accadere per un trauma, come nel caso di una caduta. La frattura può essere diretta o indiretta: nel primo caso è localizzata nella zona colpita, nel secondo interessa un osso distante dalla parte traumatizzata.

Le fratture, inoltre, si possono distinguere in composte, scomposte ed esposte. Nella frattura composta le due parti dell’osso restano nella loro sede anatomica; in quella scomposta, invece, i segmenti ossei perdono il loro allineamento e sono spostati rispetto alla loro naturale posizione. Infine, c’è la frattura esposta, che prevede la fuoriuscita dell’osso dalla pelle, con relativa lacerazione cutanea.

Il polso è una parte molto complessa, costituita da diverse ossa. Se la frattura è scomposta, è dunque necessario riallineare i frammenti per ricostituire un’anatomia dell’osso più vicina possibile all’originaria e per ridurre al minimo le complicanze. Quando questo risultato si ottiene senza intervenire chirurgicamente, si parla di “riduzione chiusa o incruenta” con ingessatura della parte per 4-6 settimane e successivo controllo radiografico.

Tuttavia, può accadere che la frattura sia molto scomposta o particolarmente instabile. In questo caso il gesso non sarebbe in grado di ricostruire la normale anatomia precedente alla frattura, quindi è necessario un intervento chirurgico.

Le neuropatie da intrappolamento sono, invece, patologie causate dalla compressione o dall’infiammazione dei nervi periferici nei punti in cui passano attraverso alcune “vie anatomiche” all’interno delle articolazioni.

A livello dell’articolazione polso/mano, le più comuni sono la sindrome del tunnel carpale causata dalla compressione del nervo mediano a livello del legamento del polso, che si manifesta con dolore, intorpidimento e formicolio di mano e dita.

I Fatti

Marta nel settembre del 2019 cade accidentalmente e si fa male al polso sinistro. Si reca subito al Pronto soccorso della sua città e si sottopone a tutti gli accertamenti diagnostici e alla visita ortopedica. La diagnosi è frattura scomposta del polso, trattata con applicazione del gesso per la riduzione della frattura ossea. Ma il polso continua a farle molto male, quindi torna in PS e dopo un rapido controllo, è rimandata a casa.

Dopo 30 giorni l’ingessatura è rimossa e Marta si sottopone alle sedute di fisiokinesiterapia prescritte. Il polso però non è tornato alla normalità, è dolorante e non riesce a muoverlo come dovrebbe.

Torna quindi in ospedale per una RX di controllo il cui referto però non è rassicurante: intrappolamento del nervo mediano sinistro al tunnel carpale. Si reca allora da uno specialista della chirurgia della mano che evidenzia la necessità di sottoporsi a un intervento di decompressione del nervo.

Nell’agosto del 2020 una nuova RX indica un quadro non ottimale con presenza di osteopenia (riduzione del tessuto osseo), rigidità della mano e del polso e parestesie diffuse del nervo mediano (alterazioni della percezione della sensibilità agli stimoli tattili, dolorifici, termici, ecc.).

Intanto il polso continua a farle male e non riesce a muovere bene nemmeno la mano.

Le responsabilità mediche

Le conclusioni del medico legale evidenziano che già dai primi esami in Pronto Soccorso la frattura era molto instabile e andava trattata chirurgicamente secondo le linee guida mediche di riferimento. La soluzione terapeutica scelta dai clinici, un approccio decisamente imprudente e non efficace, cioè l’ingessatura, ha provocato un danno ancora maggiore. Nello specifico, un danno biologico permanente con deficit funzionale del polso e della mano sinistra.

In particolare ha determinato un’incompleta consolidazione della frattura, con intrappolamento del nervo mediale sinistro al tunnel carpale, e grave artropatia (dolore all’articolazione sinistra e difficoltà di movimento).

Marta poi è mancina, pertanto l’invalidante deficit funzionale del polso e della mano sinistra, in associazione a parestesie diffuse dell’arto, ha comportato un quadro clinico ben più grave della frattura iniziale.

L’errata valutazione della gravità della frattura scomposta e il mancato intervento chirurgico per risanare la frattura, hanno poi avuto pesanti ripercussioni, non solo a livello piscologico, ma anche sulla sfera lavorativa di Marta, che è operaia e che quindi non può più svolgere adeguatamente la sua professione.

Per i danni patrimoniali e non patrimoniali, diretti e indiretti, fisici, psicologici, biologici, morali ed esistenziali, è stato riconosciuto e accettato in via bonaria un risarcimento pari a 19.000 euro.

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