Culpa in vigilando di paziente affetto da Alzheimer

I FATTI E LE CONSEGUENZE

In data (omissis) il sig. Michele (nome di fantasia), soggetto affetto da morbo di Alzheimer, di anni 79 all’epoca dei fatti, fu ricoverato presso l’Ospedale di (omissis) per intervento chirurgico di impianto pacemaker. Durante la degenza fu riferito ai familiari di un tentativo di fuga dall’ospedale con disorientamento del paziente. Seguiva un secondo ricovero presso la stessa struttura ospedaliera per riferito malessere. Durante tale nuovo ricovero ci fu un nuovo tentativo di fuga del Sig. Michele, ritrovato a distanza di due ore. Michele veniva quindi trasferito presso il reparto di Cardiologia dello stesso nosocomio e sottoposto ad intervento chirurgico di angioplastica con inserimento di uno stent. Seguiva nuovo ricovero presso lo stesso Ospedale per peggioramento del quadro clinico. Il giorno successivo, Michele scappava nuovamente dall’Ospedale e veniva ritrovato svestito e privo di vita davanti ad un supermercato.

Gli eredi di Michele si sono rivolti a IUREMED per accertare le responsabilità mediche della struttura ospedaliera, in particolare per la mancata predisposizione di un protocollo per la gestione dei pazienti soggetti a pericolo di fuga, come i malati di Alzheimer, ed ottenere un risarcimento per la scomparsa del loro congiunto.

LA PATOLOGIA

Il morbo di Alzheimer è un tipo di demenza che provoca problemi con la memoria, il pensare e il comportamento. Generalmente, i sintomi si sviluppano lentamente e peggiorano con il passare del tempo, diventando talmente gravi da interferire con le attività quotidiane.

L’avanzare del morbo di Alzheimer attraverso il cervello provoca sintomi sempre più gravi, tra cui il disorientamento, i cambiamenti di umore e di comportamento; una sempre più marcata confusione su eventi, tempi e luoghi; sospetti infondati relativi a famiglia, amici e persone che assistono; una più grave perdita di memoria e mutamenti di comportamento, nonché difficoltà nel parlare, deglutire e camminare.

Il malato di Alzheimer va gradualmente perdendo il senso dell’orientamento nel tempo e nello spazio. Se a questa situazione si aggiunge un evento ambientale, che il malato vive con disagio o in modo per lui minaccioso, si produce la fuga.

La fuga è quindi un gesto volontario, con un obiettivo confuso, che si sviluppa quando egli sente la necessità o di allontanarsi da un ambiente che ritiene ostile, o di andare alla ricerca di qualcuno o di qualcosa che possono risiedere anche nel suo passato. Molti di questi malati, che si sono allontanati, sono stati ritrovati sulla strada della loro casa di una volta, o in luoghi legati alle esperienze di vita trascorsa.

Deve essere quindi compito dalla struttura ospedaliera nella quale è ricoverato il malato predisporre alcuni provvedimenti preventivi in grado di impedirne la fuga, senza però provocare costrizioni che il malato possa vivere in modo opprimente e minaccioso.

LE RESPONSABILITÀ E IL RISARCIMENTO

In sede di valutazione medico legale veniva riconosciuto che il decesso di Michele era da correlare, in misura concausale, all’esposizione al freddo notturno patito. Il paziente, infatti, dopo l’allontanamento dall’0spedale veniva trovato morto seminudo vicino ad un supermercato distante dal nosocomio.

Il signor Michele era soggetto fragile affetto da cardiopatia, broncopatia e demenza di Alzheimer e già durante precedenti ricoveri vi erano stati due tentativi di fuga, fortunatamente risolti in tempi brevi e senza conseguenze nefaste.

In ragione di ciò, la responsabilità del personale sanitario dello stesso ospedale di Omissis, per quanto attiene la “culpa in vigilando”, è stata considerata grave dato che si trattava di un soggetto con demenza di Alzheimer che aveva più volte tentato la fuga dall’Ospedale in precedenti ricoveri. Si sottolinea, inoltre, che la fuga era avvenuta nelle prime ore mattutine del giorno e tale circostanza sarebbe stata in grado di consentire un’attenta e scrupolosa vigilanza del personale sanitario, alla luce anche di alcune misure e presidi di prevenzione che possono essere facilmente instaurati nelle ore notturne (ad esempio chiusura a chiave delle porte di accesso al reparto, spondine alte laterali al letto e via discorrendo).

L’evento terminale è quindi stato posto in relazione concausale agli esiti dei non conformi trattamenti sanitari praticati.

In mediazione le parti raggiungevano un accordo conciliativo, con il riconoscimento agli eredi del Sig. Michele di una somma di denaro a soddisfazione definitiva di tutti i danni e pregiudizi riscontrati, iure proprio e iure hereditatis.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *