Cefalee persistenti e tumore non diagnosticato dalla risonanza magnetica
La storia clinica di Carmine inizia all’età di 24 anni, quando si sottopone a una RMN cerebrale in un centro diagnostico napoletano per capire l’origine delle sue cefalee ricorrenti. Il referto è negativo, non segnala alterazioni intracraniche. Rassicurato dalla diagnosi, Carmine non esegue altri accertamenti, né assume una terapia farmacologica. Ma dopo qualche mese è ricoverato presso un ospedale campano per cefalea ingravescente.
L’excursus ospedaliero di Carmine è stato molto gravoso, perché il referto, in realtà, non riportava una grossa formazione che poi si rivelò essere un tumore.
Per questo decide di rivolgersi a IUREMED per capire le eventuali responsabilità mediche nell’errore diagnostico.
Lesione espansiva nella regione pineale e idrocefalo: il contesto
La ghiandola pineale è una struttura cerebrale posta ai margini del terzo ventricolo, una cavità del cervello che contiene il liquor (o liquido cerebrospinale). Il liquor ha la funzione di rifornire sostanze nutritive a tutto il sistema nervoso centrale e di eliminare le scorie.
La ghiandola pineale è endocrina, rilascia cioè ormoni che raggiungono zone anche distanti dell’organismo attraverso il sistema circolatorio. Le sue cellule producono la melatonina, un ormone derivato dal neurotrasmettitore serotonina, che è prodotto solo di notte e ha un ruolo importantissimo nel regolare il ritmo sonno-veglia e in altre rilevanti funzioni fisiologiche.
I tumori della regione pineale costituiscono meno dell’1% di tutti i tumori cerebrali negli adulti e il 3-8% nei bambini. La fascia di età più colpita è quella dei giovani adulti (20-40 anni).
L’idrocefalo, invece, è l’aumento del volume dei ventricoli cerebrali e/o degli spazi subaracnoidei. Può essere conseguenza della riduzione della massa cerebrale (causata da malattie degenerative o tumori) o dovuto a un eccessivo volume liquorale.
I Fatti
Carmine, 24 anni all’epoca dei fatti, soffre di cefalea e decide di sottoporsi, presso un centro diagnostico, a una RMN cranio per cercare di capire la causa del suo malessere. L’esito però è negativo, il referto non mostra nessuna alterazione al livello del cranio. Alla luce del referto, Carmine quindi non prende nessun farmaco e non esegue altri accertamenti clinici.
Dopo qualche mese, però è costretto a ricoverarsi presso un ospedale napoletano per cefalea ingravescente. È sottoposto di urgenza a una TC cerebrale che evidenzia una lesione espansiva nella regione pineale, cioè una formazione piuttosto voluminosa di natura maligna. I medici ospedalieri riesaminano la RMN effettuata mesi prima e riscontrano che il processo espansivo era già in atto e di ben 3 cm; pertanto, imputano ai medici del centro diagnostico il ritardo ormai irrecuperabile nella cura del tumore.
Carmine è comunque sottoposto a due invasivi e tardivi interventi chirurgici, con benefici soltanto parziali. Infatti, gli esiti delle operazioni sono invalidanti e Carmine ha un peggioramento psichico globale, non riesce a parlare bene, è affetto da tetraparesi flaccida e non può più camminare da solo. Oltre al percorso riabilitativo, l’uomo ha poi dovuto sottoporsi ad altri interventi per idrocefalo.
Le responsabilità mediche
Secondo il medico legale i dubbi sono pochi. Le responsabilità sono imputabili al centro diagnostico che eseguì la RMN, consegnando a Carmine un referto negativo mentre la formazione neoplastica era già presente. L’uomo poi, visto l’esito dell’esame, non si era sottoposto ad alcuna cura o ad altri accertamenti. Si tratta quindi un grave errore diagnostico che ha determinato un ritardo nel trattamento e l’aumento della formazione del tumore. Ciò non ha consentito il ricorso alla radioterapia che, in caso di intervento tempestivo, avrebbe comportato dei benefici al paziente secondo le linee guida di riferimento. Anche il tribunale sostiene la responsabilità del centro diagnostico e riconosce il danno biologico e quello patrimoniale permanente, poiché Carmine non può più lavorare.
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