Quando la medicina sbaglia di Marty Makary

Una riflessione lucida e scomoda sulla sicurezza delle cure e sulla cultura dell’errore medico

Negli ultimi anni il tema della sicurezza del paziente è emerso come una delle grandi questioni etiche e organizzative della medicina contemporanea. Pochi testi, tuttavia, hanno avuto la forza di portare il dibattito su un piano realmente pubblico, accessibile e al tempo stesso rigoroso. Quando la medicina sbaglia (Unaccountable, nel titolo originale) di Marty Makary, chirurgo e docente di politiche sanitarie alla Johns Hopkins University, riesce esattamente in questo: mettere in luce, con chiarezza e coraggio, ciò che spesso rimane nascosto dietro il linguaggio tecnico, le dinamiche istituzionali e le barriere culturali che governano il sistema sanitario.

Il libro si fonda su un assunto tanto semplice quanto dirompente: gli errori medici non sono un’eccezione, ma un fenomeno sistemico, che riguarda procedure, organizzazioni, prassi consolidate e soprattutto una cultura professionale ancora restia alla trasparenza. Makary non propone un’opera accusatoria né un manifesto contro la professione medica; al contrario, descrive dall’interno i meccanismi che, anche in presenza di competenza e buona fede, generano rischi evitabili e talvolta conseguenze drammatiche per i pazienti.

Dati, casi reali e una testimonianza dall’interno

Uno dei punti di forza del libro è la capacità di intrecciare evidenze scientifiche con esperienze dirette. Makary racconta situazioni osservate in prima persona: sale operatorie mal organizzate, équipe che comunicano poco, performance dei chirurghi molto variabili ma non trasparenti, pratiche cliniche dettate più dalle abitudini o dagli incentivi economici che dalle prove scientifiche.

Il testo non si limita a denunciare. Mostra, con esempi concreti, come la mancanza di accountability – intesa come responsabilità misurabile, condivisa e valutabile – sia il vero terreno fertile dell’errore. Non conoscere gli esiti dei singoli reparti, la frequenza delle complicanze, la qualità delle procedure o le performance dei professionisti significa privare i pazienti della possibilità di scegliere consapevolmente e gli operatori della possibilità di migliorare.

Errori medici come problema culturale, non solo tecnico

Makary insiste su un concetto centrale: gli errori non sono solo sbagli tecnici, ma spesso conseguenza di un sistema che non facilita l’apprendimento dall’errore. La medicina, diversamente da altri settori ad alta complessità (aviazione, ingegneria, industria di processo), fatica ancora a introdurre meccanismi di reporting, audit e analisi sistemica. Persistono culture gerarchiche, timori di ritorsioni legali, sfiducia reciproca e resistenze interne che impediscono di condividere dati e riflessioni.

Uno dei capitoli più potenti è dedicato ai “near miss”, gli errori sfiorati che raramente vengono registrati ma che rappresentano la miniera informativa più preziosa per prevenire gli eventi avversi. Makary mostra come la trasparenza non debba essere vissuta come minaccia, bensì come strumento di miglioramento continuo: solo rendendo visibili i problemi è possibile correggerli.

Un invito a riformare il sistema

Il libro si trasforma progressivamente in una proposta di riforma culturale e organizzativa. Makary sostiene che:

  • la qualità delle cure deve essere misurata e pubblica, perché solo ciò che viene misurato può essere migliorato;
  • la comunicazione tra professionisti è un determinante della sicurezza, e non un elemento accessorio;
  • il paziente deve essere protagonista, non spettatore, e deve poter accedere a informazioni chiare su rischi, alternative e competenze dei professionisti;
  • l’errore deve diventare occasione di apprendimento, non stigmatizzazione o rimozione.

Il testo appare oggi ancora più attuale, se si pensa al ruolo crescente delle organizzazioni sanitarie complesse, all’aumento della tecnologia applicata alla cura, alla pressione sistemica sulle strutture e alla consapevolezza del pubblico riguardo ai propri diritti.

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