Suicidio in conseguenza di omesso TSO e negligenti dimissioni ospedaliere
In data 5/6/2022, il giovane Rocco (nome di fantasia) (di anni 17 all’epoca dei fatti) veniva ricoverato, con proposta di TSO da parte di altra Casa di Cura che precedentemente lo aveva in cura, presso l’Ospedale di Milano, venendo accolto con diagnosi di “Schizofrenia tipo paranoide cronica”.
Il dato anamnestico fornito dai sanitari della Casa di Cura ove il paziente era stato ricoverato prima di accedere all’Ospedale di Milano, rappresentava con inequivocabile chiarezza la sussistenza di propositi anticonservativi, idee suicidarie e delirio persecutorio.
Nonostante tale allarmante situazione, i medici psichiatri, trascurando i cogenti e concreti segnali di pericolo in essere, dimettevano imprudentemente il giovane Rocco già due giorni dopo il ricovero.
Sprovvisto della tutela dell’ambiente ospedaliero, e non idoneamente sedato a livello farmacologico, il giovane Rocco, all’indomani delle dimissioni, poneva fine alla propria vita lanciandosi dal quarto piano della sua abitazione.
I genitori del giovane Rocco si sono rivolti a IUREMED per accertare le responsabilità mediche della struttura ospedaliera, in particolare la perdita delle possibilità di sopravvivenza per negligenza nella cura, ed ottenere un risarcimento per la scomparsa del loro figlio.
LA PATOLOGIA
La schizofrenia paranoide è un disturbo mentale caratterizzato dalla manifestazione rilevante di deliri ed allucinazioni uditive. In pratica, la persona che ne è affetta perde il contatto con la realtà che la circonda (psicosi) e risulta irragionevolmente sospettosa o diffidente nei confronti degli altri, in un contesto di funzioni cognitive preservate o minimamente ridotte.
I sintomi della schizofrenia paranoide sono spesso associati a disturbi del comportamento, alterazioni dell’affettività, pensieri o discorsi disorganizzati, atteggiamento polemico o di superiorità, manifestazioni di rabbia o violenza. Ciò si traduce in un forte disadattamento e nella difficoltà nello svolgere le attività quotidiane e nell’instaurare rapporti sociali.
Le cause specifiche sono ancora sconosciute, ma pare che lo sviluppo della schizofrenia paranoide sia multifattoriale e dipenda in modo significativo da una componente genetica e da una base biologica. Questo substrato predisponente rende il soggetto vulnerabile a manifestare la malattia, soprattutto quando intervengono eventi stressanti di tipo psicosociale o ambientale.
La schizofrenia paranoide può essere affrontata con trattamenti mirati, che consentano, nel tempo, di gestire nel migliore dei modi i sintomi della malattia.
LE RESPONSABILITÀ E IL RISARCIMENTO
In sede di valutazione medico legale veniva riconosciuto che il comportamento clinico dei medici psichiatri dell’Ospedale di Milano durante il ricovero di due giorni non fu effettuato “leges artis”, e risultava inficiato da elementi di imprudenza ed imperizia che condussero alla nefasta dimissione ospedaliera con conseguente suicidio del giovane Rocco.
Infatti, nel ricovero di alcuni giorni prima erano presenti cogenti e concreti atti anticonservativi e francamente potenzialmente suicidari da parte del giovane (chiamate al 112 riferendo idee suicidarie; più volte nei giorni del ricovero continuò a manifestare idee suicide anche dopo un importante contenimento farmacologico fino al punto che i medici della casa di cura proposero un T.S.O.). Durante il breve ricovero in psichiatria il paziente adattò un tipico comportamento di simulazione psichica al fine di essere dimesso per poter concretizzare le sue idee suicidarie.
Nel caso in questione, con una dimissione ospedaliera di soli 2 giorni dopo una proposta di T.S.O. da parte di altra struttura, non vi fu un approfondimento clinico ottimale per valutare il rischio suicidario né il tempo necessario per impostare un trattamento con psicofarmaci adeguati a un livello accettabile di compenso psichico.
L’evento terminale è stato ritenuto in diretta relazione causale rispetto agli esiti dei non conformi trattamenti sanitari praticati.
In mediazione le parti raggiungevano un accordo conciliativo, con il riconoscimento ai genitori del giovane Rocco della somma omnicomprensiva di Euro 200.000,00, a soddisfazione definitiva di tutti i danni e pregiudizi riscontrati, sia iure proprio che iure hereditatis.
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