Sindrome della cauda equina da ematoma extradurale

Gennaro, nome di fantasia, dopo un trattamento sanitario presso il reparto di Neurochirurgia di un ospedale siciliano, riporta una sindrome da cauda parziale con deficit sensitivo motorio, con paresi di gran parte del piede sinistro. Non riesce quindi a camminare correttamente. 

I parenti dell’uomo si rivolgono a IUREMED per capire se c’è stata negligenza medica dietro questa complicanza post-operatoria.

Cauda equina parziale e deficit radicolare sensitivo-motorio: il contesto

È una sindrome che si verifica quando le radici nervose all’estremità caudale del midollo sono compresse o danneggiate interrompendo le vie motorie e sensoriali degli arti inferiori e della vescica.

È una patologia che deriva più comunemente da un’ernia del disco nella colonna lombare. Altre cause comprendono anomalie neurologiche congenite (come, ad esempio, la spina bifida), infezione del midollo spinale, ascesso epidurale spinale, tumore o trauma del midollo, stenosi spinale, malformazione arterovenosa e complicanze dopo la chirurgia spinale.

Molte di queste condizioni causano gonfiore che contribuisce alla compressione dei nervi, paresi asimmetrica degli arti inferiori e perdita della sensibilità delle radici nervose colpite, così come disfunzioni della vescica, dell’intestino e dei genitali (ritenzione urinaria, aumento della frequenza minzionale, incontinenza urinaria o fecale, disfunzione erettile, perdita del tono rettale e alterazioni dei riflessi bulbocavernoso e anale).

Senza trattamento, la sindrome della cauda equina può causare una paralisi completa degli arti inferiori.

I Fatti

Gennaro si sottopone a intervento chirurgico presso un nosocomio siciliano ma il post-operatorio non va come dovrebbe. Riporta, infatti, una sindrome della cauda equina con deficit radicolare sensitivo-motorio parziale delle radici L4, L5 e S1 prevalente a sinistra, con paresi della flessione dorsale e plantare del piede, delle dita e dell’alluce prevalente a sinistra, accompagnata da emi-anestesia a sella a sinistra.

È un danno ben maggiore rispetto alle condizioni preesistenti dell’uomo e può essere attribuibile al ritardo dei sanitari nel trattamento di un ematoma extradurale formatosi durante l’intervento.

Dopo le dimissioni, infatti, Gennaro mostrava una paraparesi distale prevalente a sinistra associata a disturbi della sensibilità perineale che lo ha reso bisognoso di essere assistito nel passaggio da seduto in piedi e nella deambulazione.

Le responsabilità mediche

Gli esperti della CTU considerano l’ematoma extradurale una complicanza inevitabile e non imputabile ai sanitari. Tuttavia, i medici non hanno seguito le raccomandazioni delle buone pratiche cliniche e non sono intervenuti tempestivamente di fronte al sanguinamento durante intervento chirurgico, causando una compromissione funzionale. Questo ritardo, infatti, ha contribuito al danno, favorendo la progressione del sanguinamento e la compressione delle strutture nervose.

Il danno all’integrità psicofisica di Gennaro è stimato al 40%, ma va tenuto conto delle condizioni preesistenti che già riducevano la validità psicofisica del soggetto del 20%. Pertanto, il danno complessivo è del 20%, causato sia dalla complicanza emorragica post-chirurgica, evento prevedibile ma non evitabile, quindi non dipendente dalla condotta medica del chirurgo, sia dal ritardo di due giorni nel trattamento della lesione emorragica, che ha contribuito all’aggravamento del quadro anatomico, funzionale e clinico.

Gli esperti osservano anche che dal rilevamento dei sintomi, all’intervento sull’ematoma sono trascorse 48 ore, superando quindi l’intervallo di tempo tra insorgenza del disturbo e rimozione della causa entro il quale è possibile un miglioramento sostanziale del deficit neurologico acuto insorto in seguito alla compressione delle radici della cauda equina da parte dell’ematoma extradurale.

Non c’era alcun motivo per ritardare l’intervento chirurgico dopo che la RM lombosacrale aveva evidenziato l’ematoma.

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