Mastopessi errata con contestuale mastoplastica additiva
Arianna soffre di ptosi mammaria, o “seno cadente”, e per questo decide di sottoporsi a un intervento chirurgico per migliorare l’aspetto estetico del seno.
Ma qualcosa non va e, nonostante l’operazione, il seno torna cadente, è dolorante, le cicatrici sono evidenti e poco piacevoli alla vista e l’aureola appare dilatata.
Arianna quindi si rivolge a IUREMED per richiedere alla clinica il risarcimento per il danno subito.
I Fatti
Arianna nel 2019 esegue un’ecografia alle mammelle che evidenziano una componente fibroghiandolare senza però evidenza di lesioni espansive o infiltrative, quindi sostanzialmente positiva. Si sottopone a questa indagine poiché aveva notato un certo dimagramento senza apparente motivo e ptosi mammaria (un rilassamento della pelle del seno, con conseguente caduta verso il basso della massa che lo riempie).
Dopo alcuni mesi, si ricovera presso una clinica bolognese, con diagnosi di ptosi mammaria, per sottoporsi a un intervento di mastoplastica addittiva e mastopessi, una procedura chirurgica che ridona forma e posizione a un seno cadente.
Dal verbale operatorio l’intervento è descritto come: “incisione e allestimento di tasca retroghiandolare, emostasi ed inserimento di protesi, pessi verticale con riposizionamento dei CAC, sutura e medicazione”.
È dimessa con prescrizione di terapia farmacologica, diagnosi di ptosi mammaria e prognosi di 14 giorni.
Durante la visita chirurgica di controllo, il seno però appare ancora ptosico (2-3 grado), le cicatrici sono slargate e l’areola è dilatata. Le protesi rotonde non sono adese alla parete toracica e formano un tutt’uno con la ghiandola.
Arianna inizia a soffrire per il risultato dell’intervento che considera peggiorativo rispetto al pre-operatorio, per questo inizia anche un percorso di psicoterapia per ansia, attacchi di panico e insonnia. Inoltre, ha anche difficoltà a sollevare pesi e accusa dolore al seno.
I medici le consigliano un nuovo intervento di mastopessi e posizionamento di protesi sotto muscolo pettorale per una spesa di € 12.000.
Ptosi mammaria e mastopessi: il contesto
La ptosi mammaria è il graduale spostamento verso il basso della mammella con il capezzolo che, a volte, punta verso il basso. Spesso nella zona compaiono anche delle smagliature. È una condizione comunemente detta “seno cadente” e abbastanza comune tra le donne a prescindere dalla grandezza delle mammelle. Si tratta dunque di un rilassamento della pelle e del cedimento della ghiandola mammaria, con conseguente caduta verso il basso della massa che riempie il seno. I livelli di gravità sono diversi, così come diverse sono le cause: da un forte dimagrimento, all’allattamento o alle variazioni ormonali.
La mastopessi, invece, conosciuta anche come lifting del seno, è un intervento chirurgico volto alla correzione della ptsosi mammaria. In pratica, è un rimodellamento del seno attraverso tecniche specifiche in base al grado di gravità della ptosi.
L’intervento ha un iter piuttosto complesso, una durata media variabile (da una a tre ore) e si effettua in anestesia totale.
Le responsabilità mediche
Dalla valutazione della documentazione medica, insieme ai dati derivanti dalla visita diretta, emergono alcuni aspetti.
Il primo è il risultato dell’operazione non conforme allo stato attuale e determinato da un errore di programmazione dell’intervento stesso. La mastopessi periareolare, associata alla mastoplastica addittiva con protesi sottoghiandolari in un soggetto che ha avuto un forte dimagramento, non è indicata, poiché non idonea per ottenere una correzione adeguata della ptosi mammaria.
L’allargamento delle areole e la loro ovalizzazione, nonché la diastasi delle cicatrici periareolari, sono conseguenze piuttosto frequenti in questo tipo di tecnica, poiché́ tutto il peso della mammella grava su quell’unica cicatrice e su quel filo di sutura.
Nel caso di Arianna, vi era una forte probabilità che ciò si verificasse, anche in considerazione delle caratteristiche dei suoi tessuti. Pertanto, questa tecnica andava preliminarmente discussa con la donna e non era comunque indicata al suo caso.
Le protesi utilizzate sono adeguate alla struttura fisica di Arianna, così come la mastopessi non era del tutto controindicata, ma doveva essere discussa adeguatamente con la paziente anche in merito ai risultati attesi.
Il danno estetico resta comunque evidente, così come il conseguente stato psicologico di Arianna.
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