Lavaggio auricolare e perforazione del timpano

Giacinta (nome di fantasia) ha 51 anni e soffre di otiti ricorrenti. Si reca quindi da uno specialista otorinolaringoiatra per detersione dell’orecchio sinistro.

Parte da qui la vicenda clinica della donna che è costretta a sottoporsi a ben 2 interventi chirurgici e a diverse visite e accertamenti per le complicazioni insorte dopo il lavaggio.

Giacinta si rivolge a IUREMED per capire se è stata vittima di una negligenza medica e se c’è stata un’eccessiva pressione del liquido che avrebbe causato il peggioramento uditivo con conseguente lacerazione della membrana timpanica.

Otite cronica colesteatomatosa e timpanoplastica: il contesto

L’otite media cronica (OMC) colesteatomatosa è una patologia infiammatoria in cui il tessuto epidermico (la pelle) si accumula nell’orecchio medio e/o nella mastoide. Si tratta di una condizione benigna ma che presenta la tendenza alla crescita con erosione delle strutture circostanti (catena ossiculare, canale osseo del nervo facciale, coclea e labirinto, meningi).

Secondo la classificazione EAONO/JOS System, il colesteatoma può essere presente fin dalla nascita oppure acquisito. Quest’ultimo è il tipo più frequente e solitamente si forma in caso di disventilazione cronica dell’orecchio medio (malfunzionamento della tuba uditiva di Eustachio) con conseguente retrazione della membrana timpanica; oppure si forma in seguito a perforazioni della membrana timpanica determinate da otiti o traumi. Più raramente è dovuto a precedenti interventi chirurgici a carico dell’orecchio medio/mastoide (colesteatoma iatrogeno).

La timpanoplastica, invece, è un’operazione che si esegue sulla “cassa del timpano” o cavità timpanica, cioè sugli spazi aerei e sulle strutture ossee dell’orecchio medio e della mastoide, sia per trattare la malattia, sia per ricostruirne la funzionalità. È l’intervento indicato quando l’infezione cronica dell’orecchio medio o il colesteatoma, oltre a perforare la membrana timpanica, danneggia la mucosa, distruggendo parzialmente o completamente gli ossicini, cioè, in ordine dal timpano all’orecchio interno (dall’esterno all’interno del cranio), il martello, l’incudine e la staffa.

I Fatti

Nel mese di novembre Giacinta si reca presso uno specialista ORL per detersione del timpano sinistro da detriti ceruminosi. Nel maggio dell’anno seguente, si reca a controllo da un altro specialista, che consiglia controlli periodici anche con audiometria.

Ad aprile dell’anno successivo insorge un’otite media bilaterale senza sintomi. Lo specialista accerta un miglioramento dopo l’assunzione di glicerolo, con residua perdita media dell’udito di 65 dB sulle frequenze principali a sinistra, 45 a destra a causa dell’otite micotica ora risolta. Prescrive un’audiometria vocale in cuffia e proseguimento di una dieta iposodica.

Al controllo dopo 15 giorni, il medico specialista accerta la guarigione dalla micosi a destra, con residua perforazione del timpano a sinistra. I test audiometrici indicano una buona discriminazione bilateralmente all’audiometria vocale con indicazione però di protesi acustica monoaurale sinistra.

I controlli successivi restano più o meno invariati, ma l’anno seguente lo specialista riscontra otomicosi asintomatica a destra e a sinistra con una iniziale evoluzione colesteatomatosa. Si tratta di una forma di otite cronica che si sviluppa con la formazione di una cisti di pelle desquamata che si accumula nell’orecchio medio e nella mastoide, con tendenza espansiva sulle strutture circostanti come l’orecchio medio, il nervo facciale, l’orecchio interno e le meningi. Esegue quindi la detersione e la medicazione, prescrivendo anche una terapia medica locale, TAC di rocche e mastoidi, non uso della protesi per 8 gg e trattiene la donna in osservazione dopo un episodio di vertigini post-detersione.

L’audiogramma intanto accerta una perdita media di 35 dB a destra e 40 a sinistra.

Al nuovo controllo, l’otomicosi a destra non è più evidente ma si riscontra la presenza di perforazione dei quadranti anteriori a sinistra; è prescritta anche una terapia medica topica e controllo a 40 gg.

Si accerta dalla TAC un’otite cronica colesteatomatosa a sinistra e otite cronica semplice a destra; si evidenzia anche la perforazione dei quadranti anteriori.

La storia prosegue con visite, lavaggi e terapia medica ma la situazione non migliora e l’udito peggiora progressivamente.

Dopo anni dal secondo lavaggio, il calvario di Giacinta non si conclude e la donna deve ricoverarsi per sottoporsi a un intervento di timpanoplastica destra per otite media cronica e otite cronica colesteatomatosa sinistra.

Gli specialisti ospedalieri evidenziano un nesso causale tra il lavaggio auricolare effettuato per la micosi anni prima e la perforazione del timpano destro con conseguente ipoacusia permanente.

L’anno seguente Giacinta entra di nuovo in sala operatoria con diagnosi di ipoacusia in otite cronica bilaterale, nonostante terapia chirurgica a destra, per una timpanoplastica stavolta a sinistra.

Le responsabilità mediche

Nonostante la complessità del caso, gli esperti della CTU rilevano una manovra imprudente durante il lavaggio auricolare dell’orecchio destro che, nonostante la procedura standard, ha causato la perforazione del timpano. Anche i sintomi accusati da Giacinta (vomito e vertigini) subito dopo il lavaggio portano in quella direzione.

L’ accordo bonario per il riconoscimento di danno iatrogeno ha previsto un risarcimento per € 25.262,00.

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